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Visita posturale, visita nutrizionale: i nuovi servizi di CMC Sport

Oltre alle visite sportive per l’idoneità alla pratica sportiva agonistica e non agonistica, e ai servizi specifici per gli sportivi come il Test V02Max, al CMC Sport di Cantù offriamo i seguenti servizi specifici per atleti e sportivi: la Visita Nutrizionale e la Visita Posturale, entrambe a cura del Dott. Fabrizio Rapuzzi, medico dello sport e triatleta di extra-ironman.

VISITA NUTRIZIONALE

A chi è rivolta la visita nutrizionale?

Possiamo dividere i nostri pazienti dietologici in tre categorie:
Categoria A (“athlete”), gli atleti delle categorie giovanili o assolute.

Categoria B (“balance”), quella dei professionisti, ma non nel senso di giocatori di basket o ciclisti di professione, bensì medici, impiegati, avvocati, operai o idraulici, vale a dire chi fa un mestiere che non è lo Sport ma vuole comunque migliorare le proprie caratteristiche generali come resistenza o forza esplosiva e magari togliersi qualche soddisfazione in Gran Fondo, sul parquet, sul tatami o dove preferisce; da amatori si intende, dunque non sfociando nell’ossessione ma dando il giusto spazio a tutto nella vita: salute, affetti, lavoro, sport.

Categoria H (“healing”), quella dei pazienti patologici, dalle patologie metaboliche come diabete ed ipertensione o obesità fino a quelle autoimmuni, per i quali l’obiettivo, da ottenere grazie ad alimentazione, esercizio fisico, igiene del sonno, esposizione controllata al freddo per citare alcuni degli interventi principali, è innanzitutto il miglioramento del quadro clinico, se possibile, la riduzione o eliminazione della terapia in atto. Quando non vincere le proprie personali competizioni che potrebbero essere anche riuscire a fare le scale di casa o toccarsi la punta dei piedi.

Cosa si intende quando si parla di NUTRIZIONE?

Secondo il Dott. Rapuzzi, parlando di nutrizione è importante sottolienare che la dieta metabolico-stimolante faccia parte di un concetto più ampio, quello di Re-evolution, vale a dire un approccio evolutivo alla medicina che persegue il ritrovamento del proprio equilibrio attraverso il rispetto di determinati principali abitudini “core habits”. In pratica comportarsi come la nostra specie si è evoluta per fare.

“Lo sviluppo del nostro approccio nutrizionale è iniziato più di 30 anni fa, quando il Prof. Manlio Cipolla (ex giocatore professionista di calcio dell’Inter e successivamente medico della stessa squadra) ha iniziato la ricerca di un regime nutrizionale equilibrato, in grado di soddisfare le esigenze degli atleti.
Lo stesso stile nutrizionale si rivela essere una buona terapia anche contro le malattie metaboliche come il diabete mellito, l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e così via, con tutti i parametri del sangue migliorati nei nostri pazienti e atleti (abbiamo anche effettuato uno studio specifico sulla composizione, in termini di acidi grassi, delle membrane cellulari)” afferma Rapuzzi.

II Dr. Rapuzzi, atleta di endurance oltre che medico, ha adattato questa dieta alle esigenze degli atleti impegnati in sport di resistenza, in modo da sviluppare una sorta di periodizzazione della dieta molto simile alla periodizzazione dell’allenamento durante l’anno. Il primo passo è una induzione metabolica. La chiave di questa fase è il controllo dell’insulina diventando capaci di utilizzare i propri substrati energetici endogeni (in particolare grassi, chetoni e glicogeno), essendo il successivo l’accoppiamento del livello di insulina e di altri mediatori quali mTORC1 con le concentrazioni dell’ormone della crescita e del testosterone.

Misurando l’attività enzimatica e il quoziente respiratorio a riposo, abbiamo scoperto che la maggior parte dei pazienti e degli atleti usano il metabolismo dei carboidrati come preferenziale. Così, al fine di indurre tutte le altre vie metaboliche, in questa fase si riducono gli alimenti ad alto indice e carico glicemico a favore di alimenti con alto contenuto di proteine ​​ed alimenti con alto contenuto di grassi “buoni”, evitando alimenti ricchi di antinutrienti, cercando parallelamente di bloccare tutte quelle vie che portano ad un aumento dello stress ossidativo o del cortisolo, permettendo ad ogni paziente e/o atleta di apprendere come mangiare a sazietà sapendosi autoregolare.

L’esecuzione del test Cardiopolmonare può risultare utile per monitorare il proprio metabolismo dei grassi, a riposo o, fondamentale nell’atleta, durante la performance sportiva.

VISITA POSTURALE

A chi è raccomandata questa visita?

La visita medico sportiva “posturale” è rivolta a pazienti ortopedici per una prima valutazione.

La correzione della postura e del movimento, il lavoro in particolare sul piede, sulla forza della sua muscolatura intrinseca e sulla propriocezione, l’aumento della core strenght e della consapevolezza del proprio corpo, del proprio respiro e delle attivazioni muscolari consentono di attenuare i sintomi, ridurre le complicanze e la probabilità di sviluppare ulteriori problemi in futuro.
Gli strumenti da utilizzare spaziano dalla prescrizione di esercizi, attività fino a terapia fisica o manuale, applicazione di taping passando per modifiche dello stile di vita, dalle calzature utilizzate fino al tipo di materasso o alla posizione tenuta lavorando al computer.

Pazienti “Balance” il cui fine è mantenere un equilibrio tra le attività lavorative o comunque della vita quotidiana e un’attività sportiva anche moderata-intensa.

Pazienti “Performance” che devono massimizzare il proprio gesto atletico. Con questi sportivi si va nel dettaglio a lavorare anche sul tempo di contatto al suolo durante la corsa, sulla tecnica di pedalata, sull’extra-rotazione della spalla durante il servizio nella pallavolo o nel tennis, sull’ottimale apertura delle dita durante la bracciata nel nuoto, sull’occlusione dei denti, sulla meccanica respiratoria e così via, vale a dire su tutti quei particolari biomeccanici la cui ottimizzazione permette di massimizzare la prestazione sportiva. Ovviamente anche un paziente “performance” può stirarsi un bicipite femorale, per cui i confini non sono sempre così netti.

POSTURA-RIABILITAZIONE DI COSA SI TRATTA

Ecco come il Dott. Rapuzzi ci presenta la “postura-riabilitazione”:

“Anche il nostro approccio a postura e riabilitazione fa parte di un concetto più ampio, sempre quello del Reb-Rev (Rebalance-Revolution, la branca più “fisica” del Re-evolution), vale a dire un approccio evolutivo alla medicina che persegue il ritrovamento del proprio equilibrio attraverso il rispetto di determinati core-habits. In pratica comportarsi come la nostra specie si è evoluta per fare. Noi partiamo dalla forza (della muscolatura cavizzante del piede, del core, dei muscoli nascosti come lo psoas), dalla propriocezione, dalla postura di base, dal respiro e dalla flessibiltà ma perseguita tramite la forza per creare innanzitutto un corpo stabile e i cui segmenti corporei siano correttamente allineati. Da ciò nasce in seguito la costruzione del movimento. L’assetto fondamentale del nostro corpo è molto verosimilmente più importante di quanto immaginiamo, perché va a determinare le lunghezze ed il tono che i nostri muscoli mantengono per la maggior parte della giornata, nonché gli angoli articolari. Passiamo molto più tempo in piedi, seduti o sdraiati che non correndo o saltando!

Se la postura di base è scorretta ogni movimento che andrò ad eseguire potrebbe rivelarsi potenzialmente dannoso, perché sono sbagliati il tono muscolare di base, la lunghezza da cui inizia a contrarsi il muscolo o l’angolo dell’articolazione che si appresta ad aprirsi o chiudersi. Per fare un esempio semplice, a causa dell’avanzamento del tronco e dell’iperestensione delle ginocchia i muscoli posteriori della coscia si comportano da muscoli antigravitari (cioè rimangono sempre contratti cercando di sostenere il peso del corpo hanno una lunghezza più elevata del normale e l’angolo con cui l’articolazione lavora è differente, essendo iperesteso il ginocchio: questo aumenta notevolmente la possibilità che compiendo un lavoro intenso il muscolo si lesioni. D’altronde ci siamo evoluti per funzionare in un certo modo e quanto più ce ne discostiamo, tanto più aumentano i rischi di incorrere in patologie. Una statica ed una dinamica scorrette sono alla base della stragrande maggioranza delle patologie ortopediche acute e croniche osservate nella popolazione occidentale: dal piede piatto all’alluce valgo, dalle discopatie alla patologia della cuffia dei rotatori. Senza citare le riduzioni di performance. Dobbiamo riappropriarci delle nostre abilità per essere sani e al contempo migliorare le nostre performance.”

La visita posturale può anche portare ad un eventuale successivo reindirizzamento a professionisti diversi: dal chirurgo ortopedico al fisioterapista.

TEST CARDIOPOLMONARE

Il CPET, CPX o test cardiopolmonare è il gold standard nello studio del funzionamento non solo dei due sistemi presi singolarmente (cardiaco e polmonare) ma anche di come funzionino accoppiati tra loro
e consiste nella contemporanea esecuzione di un elettrocardiogramma continuo eseguito durante un test ergometrico massimale e la contemporanea valutazione dei volumi polmonari (quanto ventiliamo) nonché e soprattutto della quantità di ossigeno consumato e di anidride carbonica prodotta durante lo sforzo.

Ciò rende possibile conoscere i volumi e se abbiamo ad esempio una qualche limitazione respiratoria (come una spirometria in continuo) e anche come la ventilazione cambi in funzione della potenza erogata, della frequenza cardiaca o dei livelli di CO2, fornendo ad esmpio indicazioni sul riflesso del respiro a livello centrale. Ci permette di conoscere il massimo consumo di ossigeno, la cilindrata dell’atleta o del paziente indicandoci il suo livello o l’entità della limitazione cardiaca fornendoci un incredibile quantità di altri parametri tra i quali il polso d’ossigeno (per semplificare quanta energia posso produrre per ogni battito), le soglie ventilatorie (utile all’atleta per prograamare l’allenamento e al patologico per non andare fuori giri) e lipidica (importante per l’atleta per sapere quando non consuma glicogeno e per il paziente metabolico per massimizzare l’utilizzo di grassi) o il quoziente respiratorio il quale ci racconta (dal momento che bruciare grassi o zuccheri porta a produrre una quantità diversa di CO2 a parità di O2 considerato e che l’ingresso del lattato nei giochi cambia ulteriormente i numeri) che carburante sto utilizzando, quanta fatica sto facendo e se il test eseguito è davvero massimale. Ci permette di programmare l’allenamento calibrandolo al fine di ottenere la desiderata supercompensazione: il metabolismo dell’ossigeno produce radicali liberi, quando nella dose giusta sono un potente mediatore che segnala al corpo di migliorarsi e ad esempio fare più mitocondri, quando eccessivo danneggia i tessuti portando all’effetto contrario. Il test cardiopolmonare è l’unico in grado di dirci come dosare il lavoro eseguito al fine di ottenere il desiderato lavoro metabolico, allenandoci dunque meglio e riducendo i tempi di recupero.

TEST CARDIOPOLMONARE – A chi è diretto, perché eseguirlo e quando eseguirlo

⁃ Atleti assoluti, élite, prossionisti, U23, Juniores (da valutare categorie giovanili inferiori), amatori evoluti (categoria A). Il test sarà utile per fornire informazioni riguardo le potenzialità dell’atleta, le sue caratteristiche, il grado di allenamento, la risposta al piano nutrizionale nonché tutti quei valori di velocità, potenza, frequenza cardiaca necessari a pianificare e strutturare il piano di allenamento e nutrizione dell’atleta nei diversi microcicli, mesocicli e macrocicli.

Tali valori si rivelano utili tanto per l’atleta di endurance quanto per gli sport di squadra. Si consiglia l’esecuzione di tre test annuali; uno da eseguirsi al termine del periodo di recupero funzionale, rivelandosi utile ad esempio per evitare i “fuori giri”: è molto comune che l’atleta cerchi di continuare a performare come durante il da poco concluso periodo agonistico, cosa non possibile passato il picco di forma e che potrebbe rivelarsi controproducente vanificando l’agognata supercompensazione; il secondo tra il periodo di preparazione generale e specifico: ci permetterà di conoscere le nostre soglie e zone per programmare i lavori seguenti di resistenza, potenza e capacità aerobica e anaerobica, di monitorare la supercompensazione e gli effetti del programma nutrizionale seguito; prima di ogni periodo agonistico: ci servirà per sapere come affrontare le competizioni, ad esempio che potenza tenere su una determinata salita a seconda di quanto è lunga oppure se posso permettermi di andare in quella fuga in maratona o aspettare e andare del mio passo.
⁃ Pazienti Balance: valutazione dello stato fisico generale, esclusione di patologie misconosciute polmonari, cardiologiche o metaboliche, valutazione delle potenzialità atletiche per eventualmente passare in categoria A. Valutazione degli effetti di allenamento, nutrizione, sonno sul metabolismo a riposo e durante esercizio. Si consiglia esecuzione “once in a lifitime” a tutta la popolazione e comunque a chi svolga attività intensa oltre i 50 anni per le femmine, oltre i 40 anni per i maschi. Si consiglia esecuzione periodica con tempistiche variabili a seconda di indicazioni operatore o comunque dopo intervento di modificazione stile di vita (programa di allenamento, dieta) per valutarne gli effetti.


⁃ Pazienti patologici (categoria H) che non siano instabili o che necessitino ad esempio della presenza di una unità di terapia intensiva prontamente presente e per i quali è indicato un ambiente protetto ospedaliero, ad esempio una cardiologia con contigua UTIC. Il test cardiopolmonare fornisce importanti informazioni relativamente alla funzione di pompa del cuore (è anzi talvolta non possibile determinare con il solo ECG un’ischemia miocardica in presenza di condizioni elettrocardiografiche come il blocco di branca sinistro MA è possinile farlo con un CPX), allo scambio dei gas a livello polmonare (esame fondamentale in polmoniti atipiche, postCOVID e ovunque l’alveolo risulti alterato), alla prsenza di limitazioni ventilatorie o anomalie centrali della regolazione del respiro, al metabolismo energetico del paziente. Il test risulta dunque utile sia nella stadiazione iniziale del paziente, nella misurazione dell’entità ad esempio della limitazione cardiaca quantificabile in un VO2 Max più basso di un tot rispetto alla norma per età, sesso e peso, sia nela valutazione nel tempo della patologia medesima anche e soprattutto dopo un intervento farmacologico, nutrizionale o di exercise therapy. Da ciò discende che le tempistiche dei controlli dipendono dal programma medesimo e/o dall’eventuale comparsa o scomparsa di sintomi nel paziente. Si precisa che in tali casi sarebbe auspicabile interfacciarsi con il Curante del paziente medesimo onde valutare i tempi e modi di esecuzine del test, l’entità delle eventuali limitazioni del paziente e la necessità o meno di interrompere o inserire una terapia prima (e quanto prima ciò debba avvenire) del test medesimo.

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